Avere la coda di paglia
Chi ha la coda di paglia sa di aver combinato qualcosa, non ha la coscienza tranquilla e, di conseguenza, è sempre sospettoso per timore di essere scoperto; con lo stesso significato è avere/nascondere uno scheletro nell'armadio.
L'origine di questa espressione non è sicura. Alcuni dicono che l'espressione deriva da una favola, in cui una volpe che aveva perso la coda, per la vergogna, se ne sarebbe messa una finta (=posticcia) di paglia. Molto più convincente la ricostruzione che fa riferimento alla pratica medievale di umiliare gli sconfitti o i condannati attaccando loro una coda di paglia, con la quale dovevano girare per la città a rischio che qualcuno gliela incendiasse come gesto di ulteriore scherno. La coda naturalmente rappresenta il simbolo del degrado dallo status di persona a quello di animale. Questa origine sembra spiegare i diversi stati d'animo che caratterizzano chi ha la coda di paglia: la consapevolezza del proprio errore, la vergogna e la diffidenza verso gli altri che possono rendere pubblica la colpa, rendendo più pesante il senso di umiliazione.
Un episodio storico è quello del Trecento (e raccontato da Galvano Fiamma nella sua cronaca intitolata Manipulus Florum): i prigionieri pavesi (=cittadini di Pavia), sconfitti dai milanesi, furono cacciati dalla città con una coda di paglia attaccata in fondo alla schiena.
21 agosto 2019