Un viaggio etimologico - seconda parte
Ciao a tutti! Oggi continuiamo il nostro viaggio etimologico, e vedremo le origini proprio dei verbi viaggiare e to travel.
Questo post è un estratto, adattato e semplificato, dal libro Letteratura comparata, a cura di Armando Gnisci, pubblicato nel 2002 dalla casa editrice Bruno Mondadori.
SECONDA PARTE – VIAGGIO/VIAGGIARE
La parola viaggio deriva dal latino viaticum, che indicava originariamente “il cibo che viene consumato durante la strada”. Possiamo dire che con il tempo, nell'immaginario collettivo, il viaggio e ciò che lo alimenta sono diventati la stessa cosa. Il viaggio, quindi, non è solo un movimento nello spazio, da un punto all'altro. È importante anche l'energia che ci spinge a farlo, e come l'esperienza ci trasforma.
L'etimologia del verbo inglese to travel conserva qualcosa di relativo alla sofferenza: tripalium era il nome di uno strumento di tortura, formato da tre (tres) pali (palus). La parola, di conseguenza, ha il senso di dolore, punizione: la stessa che ha esiliato Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre e li ha forzati a vagare senza poter tornare.
Il poeta inglese Ben Johnson presenta bene questo doppio significato di travel come “viaggio” e “sofferenza”, cioè come prova da affrontare:
This is that good Aeneas, passed through fire, Through seas, storms, tempests; and embarked for hell, Came back untouched. This man hath travelled well.
La parola italiana con la stessa etimologia è travaglio, con i suoi significati di “tormento”, “lavoro” (in spagnolo trabajar, significa esattamente lavorare!) e di “fase iniziale del parto”. Le sovrapposizioni fra travel/travaglio e partire/partorire creano paradossi linguistici, ma in realtà fanno parte della stessa immagine: quella del viaggio come ri-nascita in una forma diversa, grazie all'esperienza di nuovi posti e all'incontro con l'altro. Se nella parola partire avevamo trovato l'idea della morte, in travel/viaggio troviamo invece la nascita.
2020년 2월 27일